Siamo tutti Marco Pozzi

Ricordo di un giovane talento del calcio reggiano.

Era l’8 giugno di 26 anni fa. È difficile immaginare cosa significhi essere nel pieno della giovinezza, essere apprezzato, amato, considerato un leone in campo, uno “che farà strada” e dalla strada ricevere invece lo stop.

Il buio: tutte le promesse, le speranze, tutto quello che poteva essere, nel bene e nel male, finisce in quel momento, sull’asfalto.

Ed è perché noi invece siamo qui, perché abbiamo avuto molta più fortuna, che è bene ricordarlo: Marco Pozzi è un po’ tutti noi, è la fotografia di ciò che fino ad oggi abbiamo scansato ma che inevitabilmente ci ricongiungerà a lui e ai nostri cari del passato. Marco ci grida di vivere ogni giorno guardando alle cose importanti, di usare le parole semplici come vita, amore, pace, casa… Di chiederci ogni tanto se quello che stiamo facendo è quello che volevamo fare, se è giusto, se stiamo trattando bene le persone care, se possiamo fare qualcosa di più per noi e per gli altri.

Marco ci ricorda che quello che abbiamo oggi e che diamo per scontato, domattina potrebbe non esserci più.

Lo sappiamo che scrivere queste cose mette disagio: chi tocca ferro, chi si chiede se davvero era necessario andare sull’argomento…

L’argomento di chi non c’è più sposta sempre il coperchio di qualche pentola e sempre, quando si tratta di riflettere sulle “cose importanti”, ci rifugiamo in quelle poco utili della nostra superficiale quotidianità. Niente di nuovo.

Troverete scritto che Marco era un ragazzo splendido, che amava lo sport, che era la guida per tanti suoi compagni di squadra e amici… Vedrete le foto di un bel ragazzo, forte, con tanti progetti per il futuro…

Marco non è più con noi, da 26 anni.

Lo ricordiamo però ogni volta con grande affetto, assieme alla sua mamma, alle sorelle e agli amici.

Chi ci ha lasciati – questo amiamo dirlo a chi rimane nella sofferenza – è ancora in noi nelle cose che ha condiviso, che ci sono rimaste impresse dentro e ci hanno un po’ cambiati. E a nostra volta noi, nel nostro agire quotidiano, cambiamo le persone che ci circondano.

Per questo ci piace pensare che oggi possa “ricordarsi di lui” anche chi non lo ha conosciuto personalmente, perché Marco alla fine è un po’ qualcosa di noi e noi siamo ancora oggi un po’ di lui.